Il mio allenatore si chiama Gesù
La mia vita è cambiata, da bambino, quando ho capito che le situazioni dell’attività che gradivo di più, e cioè il football, e lo sport in genere, erano le stesse dell’esistenza di tutti i giorni.
E, visto quanto mi coinvolgeva il pallone, potevo impiegare le medesime energie, in una sorta di “training autogeno” anticipato, per sostenere le difficoltà dell’esistenza.
Ogni mattina, per ciascuno di noi, il suono della sveglia equivale all’inizio di una sfida. Il suono di quella sveglia, per me, equivale al fischio di inizio di un arbitro, e ogni giorno, che comincia, somiglia a una partita di calcio da giocare.
Ci sono gol segnati, quando le azioni raggiungono un obbiettivo; gol subiti, quando ciò non avviene; pali, quando sfioriamo solo la finalità, che vogliamo ottenere; e tempi supplementari, se non basta il tempo programmato per risolvere un problema.
Il nostro Allenatore è Gesù
L’importante, nelle pause della partita, che esistono, se sappiamo cercarle, è ricordare di essere guidati, in panchina, da un Allenatore. E chi può essere, se non Colui che ci ha creato, e che, dunque, ci conosce meglio? Il nostro Allenatore è Gesù.
Il segreto del successo è capire, fra mille rumori interiori ed esteriori, come giocare, e quindi come vivere, tendendo l’orecchio verso di Lui: ascoltare che cosa domanda, nei momenti-chiave. E quell’orecchio è spirituale, perché si attiva con la preghiera, il più grande trasmettitore della storia.
Mi sia consentito, in apertura di 2014, dirvi che questi concetti sono il punto di partenza di un nuovo libro: “Il mio Allenatore si chiama Gesù” (Edizioni San Paolo).
E’ il crocevia di 2 strade, le principali della mia vita: la Fede e lo sport. Se non fosse un’opera tanto importante, per me, e spero anche per voi, non mi sarei permesso di occupare lo spazio così. Perdonatemi!