FILIPPO: LA PUREZZA DI UN BAMBINO-TIFOSO

L’opinione di Carlo Nesti,

“Potete vincere? Altrimenti a scuola mi prendono in giro! Grazie. Filippo”.
In un calcio esasperato da polemiche, rivalità, contestazioni anche accese, lo striscione di un bambino, la sera di Inter-Bologna, non passa inosservato. L’invocazione di chi vede (ancora) lo sport come un gioco, contro i cori “Andate a lavorare”, e le manate alla macchina dell’amministratore delegato nerazzurro, Ernesto Paolillo. Il cartellone di Filippo, che ha 9 anni e frequenta la quarta elementare, finisce su tv e giornali, e tutti lo cercano.

L’Inter non vince, anzi: viene umiliata in casa dal Bologna. Moratti lascia lo stadio nel secondo tempo, imitato da tanti tifosi sul 3-0. Telelombardia lo scova e lo intervista.

Il ragazzino, dal caschetto biondo, viene invitato alla Pinetina, ospite della società interista, che l’ha cercato con la stessa insistenza delle tv. Certo Filippo avrebbe preferito vedere i suoi beniamini vincere venerdì sera, piuttosto che diventare una celebrità. Ma qualche sfottò tra compagni può valer bene una maglia di Zanetti o Milito, con la speranza di trasformarsi in un “portafortuna”.

“Egli, chiamato a sé un fanciullo, lo pose in mezzo a loro e disse: In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli»” (Mt 18,2). La purezza e la semplicità dei bambini rappresentano, per Gesù, un esempio, da trasmettere agli adulti.

Il tifo di un bambino

Gli uomini sono orientati, giustamente, a esaltare la cultura e l’esperienza, indispensabili per “capire” ciò che abbiamo dentro di noi, e fuori di noi. Ma il pericolo, purtroppo, è notevole. Si rischia di perdere per strada la genuinità dei sentimenti, che, per Cristo, è fondamentale, sulla via della salvezza.

Così, la purezza e la semplicità diventano talmente rare da “fare notizia”, in un mondo “drogato” di eccessi. Basta che un bambino, Filippo, tifoso dell’Inter, porti allo stadio, una sera, questo cartello-striscione: “Potete vincere? Altrimenti a scuola mi prendono in giro! Grazie. Filippo”. Undici parole, come i giocatori.

Le telecamere lo inquadrano, e il messaggio apare più incisivo di migliaia di invettive, volgari, contro chi scende in campo. “La pace è disarmante”, vero Ernesto Olivero? Chissà cosa risponderanno gli altri tifosi al povero Filippo! E qui sta il bello: anche gli “ultras” si adeguano alla pacata ironia.

I tifosi della Juve: “Filippo, o cambi scuola, o cambi squadra”. I tifosi del Milan: “Milan, continua a vincere, così prendo in giro Filippo a scuola. Samuele e Alice”. Nessuna parolaccia. Nessuna crudeltà. Nessun accanimento. Incredibile, per gente assuefatta alla violenza verbale, e, talvolta, fisica.

Filippo è stato invitato ad Appiano Gentile, con mamma, papà e sorelle, ed è stato accolto dalla “sua” Inter, che ha voluto scusarsi, personalmente, per le recenti sconfitte. Il bambino è diventato un “eroe”, e, magari, rischierà di montarsi un pochino la testa. Però, non scandalizziamoci anche di ciò!

Un conto sarà vantarsi di una “brutta azione”, al pari di troppi “bulli” su Youtube, e un conto sarà vantarsi di una “buona azione”. Sapere, cioè, che è giusto avere autostima, quando si contesta qualcosa, in maniera educata, come sempre dovrebbe essere. Dietro quelle parole, di sicuro, ci sono bravi genitori.

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