Il doping giovanile: educare ragazzi e famiglie
Da qualche giorno Roma e lo sport italiano fanno i conti con una notizia sconcertante: a quanto pare il doping giovanile è una realtà molto diffusa.
Come tutti, anche il CNOS Sport ha appreso dai giornali che l’Atletico (terza società calcistica della capitale), ha eseguito per la prima volta in Italia test antidoping sui ragazzi minorenni del settore giovanile riscontrando un dato preoccupante: tre atleti sono risultati positivi.
La squadra romana e la Federazione Italiana Gioco Calcio da anni sono impegnati in iniziative e progetti, anche in collaborazione con le scuole, per la crescita sportiva e umana dei ragazzi del proprio settore giovanile. I dati dell’Atletico, purtroppo, confermano solo un trend già riscontrato altrove. Come scrive Gabriele Bonincontro su La Repubblica del 28 gennaio “Dalle risposte dei ragazzi coinvolti è emerso che la maggior parte dei giovani, pur di migliorare la prestazione sportiva, è disposta ad assumere sostanze illecite: non c’è in pratica alcun preconcetto nell’uso di prodotti proibiti”.
Visto l’impegno del CNOS Sport a fianco dei ragazzi e delle famiglie per uno sport “sano”, non possiamo che apprezzare l’operato dell’Atletico e della sezione giovanile della FIGC nel loro sforzo di coniugare risultati sportivi e attenzione ai valori.
Il nostro apprezzamento, in particolare, va ai due responsabili del settore giovanile dell’Atletico e della Federazione, Luca Bergamini e Gianni Rivera. Le loro parole sono rimbalzate in questi giorni sulle pagine sportive di quotidiani. Parole di rispetto innanzitutto per i ragazzi, di cautela nel trattare l’argomento e di profonda conoscenza del fenomeno.
“Abbiamo fatto i controlli non con uno spirito poliziesco, ma per educare i nostri ragazzi” ha commentato Bergamini nell’intervista per La Repubblica di Massimo Mazzitelli sempre del 28 gennaio .
Molto importante il riferimento di Rivera al contesto familiare: “Convincere le famiglie ad eseguire test regolari potrebbe essere un problema. Molti genitori purtroppo pensano che usare una sostanza vietata possa migliorare la prestazione sportiva, sperando così che il proprio figlio possa emergere meglio e più rapidamente, in prospettiva di un veloce guadagno. Non si rendono conto che magari il danno non arriva subito, ma potrebbe essere ancora maggiore in futuro” (La Repubblica, 28 gennaio).
Come CNOS Sport seguiremo la vicenda e le iniziative della FIGC contro il doping giovanile e ne daremo visibilità su questo sito.