Pedalando sulle strade della fede e dello sport

Come è nata la passione per il ciclismo?

All’età di sei anni vedevo dalla mia finestra di casa alcuni bambini che giravano in bicicletta lungo una pista asfaltata attorno al campo sportivo del mio paese, Monteveglio in provincia di Bologna.
Da quel giorno, è nata la passione per la bicicletta, passione diventata amore lungo ben quindici anni di agonismo e tutt’oggi continua sotto altre vesti.

Cos’è lo sport per te… e cosa può trasmettere?

Lo sport è stato e tutt’oggi è una chiave particolare per accedere alle diverse porte della vita. Riconosco del mio passato la tenacia nell’affrontare le sfide che ogni giorno mi si presentano, la resistenza e il non mollare mai, in uno sport come il ciclismo dove è richiesto uno sforzo prolungato nel tempo.., “quasi sempre a testa bassa”, non per vergogna ma per raggiungere il massimo della prestazione.
Le due ruote, si! Sono per me una grande passione, ma dopo le prime pedalate la passione si è trasformata in desiderio: il desiderio di far diventare lo sport, nel mio caso il ciclismo, il lavoro della mia vita, ciò per il quale riuscivo a dare quel “di più” fino ad imparare a fare rinunce, a volte costose ma sempre fatte con criterio.
Quando andavo a correre il primo pensiero, visto che le corse erano quasi sempre di domenica, era quello rivolto a Dio e quindi al partecipare alla messa domenicale.

Ricordo benissimo quella volta che, mi sono trovato via da casa per tutto il fine settimana e la domenica mattina prima della corsa, che partiva verso l’ora di pranzo, chiuso in albergo con la squadra, ho fatto di tutto per andare a cercare una chiesa e partecipare così all’Eucarestia. Una volta uscito dall’albergo ho sentito le campane suonare a festa, così mi sono allontanato dall’albergo ed ho camminato ascoltando e orientandomi così con il suono delle campane, fino al punto di trovare la chiesa e così partecipare alla messa.
Lo sport mi ha insegnato, mi ha fatto crescere, mi ha fatto vedere le opzioni di scelte nella vita portandomi a maturare con il tempo una sofferta ma convinta, perché matura, decisione di vita.., quella di abbandonare l’agonismo, dove negli anni, correndo nelle categorie giovanili o per meglio dire dei “puri”, ho ottenuto belle soddisfazioni e gratificazioni, ma soprattutto mi sono “divertito” e,  causa anche un ambiente nel quale non mi riconoscevo più, ho pedalato sempre e solo più per passione e amore alle due ruote, perché credo che lo sport insegni e aiuti a crescere fino a quando è praticato con passione e desiderio di affrontare ogni salita che la vita ci presenta con il rapporto giusto.

Per quali squadre hai corso?

Dopo le prime pedalate nelle categorie giovanili grazie all’U.S. Calcara, piccolo paesino in provincia di Bologna, sono passato Juniores con i colori dell’Italia Nuova di Borgo Panigale (BO) e l’anno dopo ho vestito la maglia del Team Paletti di Modena. Tra gli under 23 ho corso per l’U.C. Nicolò Biondo di Carpi, proseguendo con la S.C. Davoli di Reggio Emilia e concluso con la Ceramiche R.B. di Ferrara.

Un percorso formativo

E dopo il ciclismo?

Dopo aver maturato la decisione di appendere la bici al chiodo, ed essermi diplomato come tecnico grafico pubblicitario, la mia strada futura si è aperta al mondo del lavoro, che per tre anni ho intrapreso con entusiasmo, fino al 2005 quando…

Dal 2005 cosa è cambiato nella tua vita?

Nel gennaio 2005 grazie alla proposta del mio parroco don Antonio, ho deciso di partire con lui ed altri volontari per vivere un’esperienza missionaria in Thailandia e Myanmar, paesi da poco sommersi dallo Tsunami del 26 dicembre 2004.
Un’esperienza brevissima, di soli quindici giorni, proprio per toccare con mano una realtà missionaria di forte disagio umano, che va dal turismo sessuale al maltrattamento e degrado civile. All’inizio, ero più incuriosito per il viaggio e per la scoperta di un mondo diverso, spinto dal vivere un’esperienza particolare e unica. Poi, al ritorno tutto è cambiato…

La tua vocazione, come l’hai percepita?

Tornato da questa esperienza, mi sono trovato a fare i conti con il mio futuro, con la mia vocazione.
Allora, ho iniziato ad interrogarmi, a chiedere a Dio che cosa volesse da me, ma per mesi la risposta, anche se aiutato dalla mia guida spirituale, un “santo” frate francescano del mio paese fra’ Alvaro, non subito è arrivata.
Da semplice fedele praticante cristiano cattolico ho seguito i consigli della mia guida spirituale e soprattutto mi sono affidato sempre più alla preghiera.
Ricordo bene quando nei miei allenamenti in bicicletta inserivo la preghiera del rosario e così univo due desideri uniti da un unico obiettivo, quello di rimanere sulla retta strada. Per lo sport era di allenarsi pedalando sulla strada pulita e così giungere il più lontano possibile, mentre per lo spirito era di mantenersi uniti a Dio e continuare il cammino in salita verso la salvezza attraverso la preghiera. Si! Proprio la preghiera attraverso una forte devozione mariana e un costante partecipare all’Eucarestia, mi ha permesso di vedere e ascoltare la chiamata del Signore. Perché è proprio lì che la mia chiamata di giorno in giorno si faceva sempre più forte ed insistente.
Tutto questo, grazie alla mia famiglia che mi è sempre stata maestra e testimone di vita formandomi come diceva Don Bosco: “un onesto cittadino e un buon cristiano”.
Fino al 2 di aprile del 2005 quando la morte del Papa Giovanni Paolo II ha scosso tutto il mondo, e in me ha portato un messaggio di vita nuova, quello della vocazione alla vita consacrata, quello della chiamata a seguirlo da più vicino.

Infine nell’estate dello stesso anno mi sono recato alla giornata mondiale della gioventù, che a tutti i giovani consiglio, a Colonia in Germania assieme ad un gruppo di giovani dei salesiani di Bologna, presso i quali ho frequentato la scuola media e superiore.
Tornato da Colonia, ho deciso grazie a questa forte esperienza di riprendere il cammino vocazionale con i Salesiani, perché lo stare con i giovani e per i giovani diventasse la mia vita.

Oggi, chi sei?  Cosa fai?

L’8 settembre 2006 sono stato accolto al noviziato Salesiano di Pinerolo (TO), poi ho emesso in piena libertà i primi voti temporanei religiosi di obbedienza, povertà e castità. Ho proseguito il mio cammino presso il postnoviziato di Nave (BS) per il biennio di formazione culturale di filosofia. Ed ora, dallo scorso fine agosto mi trovo presso il centro salesiano di Arese (MI) per la formazione pratica di tirocinio.

Stefano, giovane salesiano e ciclista

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